Negli anni cinquanta dello scorso secolo dal Prof. Rocco Zambelli, valente naturalista bergamasco e frequentatore della Valsecca, su segnalazioni dei residenti circa certe misteriose correnti d’aria in località “sotto il Faggio” scopriva ed esplorava quello che sarà poi chiamato “Il buco del Castello”. Si tratta di un abisso che raggiunge la quota di meno 422 m dall’ingresso e uno sviluppo complessivo, prevalentemente verticale, di circa 1700 m. E’ molto articolato con diverse ramificazioni, meandri e saloni e per alcuni tratti è percorso da un torrente sotterraneo con cascate e pozzi. Non è certo consigliabile entrarci in questo abisso, a meno di essere esperti e allenati speleologi, ma vale la pena di visitare i dintorni che presentano aspetti paesaggistici di grande emozione e interessanti considerazioni sul fenomeno naturale noto con il nome di “carsismo”.
L’ingresso del Buco del Castello si raggiunge attraverso un comodo sentiero che si imbocca al terzo tornante della strada Capovalle – Mezzeno; attraversato il torrente Valsecca (in questo punto quasi sempre misteriosamente asciutto), in pochi metri si raggiunge un’ampia nicchia alla base di una parete incombente (quota 1300 m). A tre metri da terra si apre un pertugio che costituisce lo scomodo ingresso dell’abisso. Il suo spetto repulsivo, la sua collocazione, la difficoltà di raggiungerlo, il pensiero dello smisurato abisso cui da origine, inducono ogni velleità esplorativa.
E’ consigliare non sostare sotto la parete che può scaricare sassi; meglio ripararsi nella nicchia o spostarsi più a monte, oltre il selvaggio canalone che scende a pochi passi. Sopra di voi, la visione del suo vertiginoso percorso con dei pinnacoli che ne ornano il bordo di sinistra: che sia questo il “Castello” che ha originato la denominazione del “buco”?
Ai piedi del canalone si segue una traccia di sentiero che si alza sopra il fondo del torrente, oppure si segue con qualche difficoltà il fondo del torrente stesso quasi sempre asciutto (l’acqua scorre in percorsi sotterranei, tipico fenomeno del carsismo); lo si attraversa quando ricompare l’acqua e si prosegue sulla sponda destra orografica aggirando dei salti rocciosi. Con un breve tratto in discesa il sentiero permette di conquistare un piccolo ripiano ai piedi di una spettacolare cascata (10 minuti dal “Buco del Castello”).
Il percorso non è del tutto agevole ed è opportuno essere accompagnati da chi conosce la zona.
Alla base della cascata sulla destra orografica, seguendo la base della parete rocciosa e cercando di superare indenni un paio di metri di acqua alta una spanna, si può risalire un masso viscido e arrivare sul bordo del “Pozzo del Castello o Buco del Pozzo” (quota 1340 m). Il Pozzo, dopo il salto iniziale di qualche metro, si sviluppa in orizzontale per circa 120 m a una profondità che va da -11 a +14 metri.Con la prudenza del caso, adeguata attrezzatura e qualche capacità alpinistica può essere visitato senza eccessive difficoltà.
C’è un terzo punto che fa parte del complesso sistema carsistico della zona ed è “L’Inghiottitoio del Valsecca”. Per raggiungerlo si deve prendere il sentiero per il Passo Branchino che si imbocca al nono tornante. In cinque minuti, prima dell’attraversamento del torrente, sul versante opposto si vede distintamente un buco a due metri di altezza. Se non c’è troppa acqua si traversa con facilità il Valsecca e ci si può affacciare all’angusta apertura (quota 1430 m). E’ stato esplorato fino a circa 80 metri di profondità dove si sono verificati crolli che ne impediscono il passaggio.
Testo di Ercole Gervasoni